Almeno un po’ di rispetto !!
Giugno è il mese delle tasse sulla casa. Entro il 16, infatti, deve
essere versata la prima rata sia dell’Imu sia della Tasi. È quindi
l’occasione per fare il punto sull’imposizione immobiliare in genere
e su quella locale in particolare.
Il 2015 è il quarto anno di applicazione del nuovo regime
introdotto dal Governo Monti e confermato dai Governi Letta e
Renzi. Un regime che sta portando la proprietà immobiliare a
versare circa 16 miliardi di euro in più all’anno di imposte di
natura patrimoniale, basate su un (supposto, convenzionale) valore
degli immobili e, quindi, del tutto slegate da qualsiasi redditività
degli stessi. Alla fine dell’anno, il totale dei versamenti aggiuntivi
del quadriennio 2012-2015 rispetto agli anni 2011 e precedenti supererà
ampiamente i 60 miliardi di euro.
La constatazione che l’aumento di tassazione sugli immobili sia
stato eccessivo ed ingiustificato comincia a diffondersi anche in
ambienti (studiosi, giornalisti, esponenti politici) che fino a poco
tempo fa ripetevano acriticamente le tesi su cui è stata fondata
l’operazione in atto dal 2012. Dal Governo, però, continuano a
mancare segnali di attenzione.
La nuova “local tax” – che dal 2016 dovrebbe sostituire Imu e
Tasi – continua ad essere evocata da Ministri e Sottosegretari
come lo strumento con il quale verrà semplificata la tassazione
locale, senza alcun riferimento da parte loro alle ben più urgenti
esigenze di attenuazione del carico fiscale. Intanto, però, gli stessi
esponenti di Governo, così attenti alla semplificazione, lasciano
che i proprietari, oltre ad impegnarsi per cercare le risorse economiche
con cui pagare le due patrimoniali, subiscano ancora una
volta un trattamento indegno di un Paese civile. Una normativa
farraginosa, confusa e contraddittoria, infatti, non consente loro
ancora di conoscere le regole esatte inerenti il versamento di Imu
e Tasi e la presentazione, quando dovuta, della relativa dichiarazione.
I Comuni sono obbligati ad inviare ai contribuenti i bollettini e i
modelli di versamento precompilati? Non è chiaro. E’ tuttora in
vigore una norma che lo prescrive in via generale a proposito
della Iuc (Imu-Tasi-Tari). Poi se ne è aggiunta un’altra, relativa
alla Tasi, che impone ai Comuni di “rendere disponibili” i modelli
di pagamento “preventivamente compilati” su richiesta dei contribuenti.
Per la tassa o tariffa rifiuti (Tari, secondo l’ultima denominazione),
l’invio dei bollettini precompilati è da tempo in atto. Ma
per l’Imu? Mistero.
Quanto alla dichiarazione, la situazione è ancora più oscura. La
legge prevede la presentazione entro il 30 giugno, in determinati
casi, della “dichiarazione relativa alla Iuc”. Ad un mese dalla
scadenza, non si sa né se esisterà mai, come prevederebbe la
legge, un modello di dichiarazione riguardante tutti e tre i tributi
che compongono la Iuc, né chi lo debba predisporre: se lo Stato o i
Comuni. Disinteressandosi del primo problema, sia il primo sia i
secondi si sono però espressi su chi debba predisporre il modello
relativo alla Tasi: lo Stato, secondo il Ministero dell’economia e
delle finanze; i Comuni, secondo l’associazione che li riunisce. Ma
lo Stato non lo ha ancora predisposto, mentre qualche Comune ha
preso singolarmente l’iniziativa di inventarne uno.
I proprietari ringraziano per la chiarezza. E attendono la prossima
semplificazione.
g.s.t.